GIANLUCA MASTROVITO (ACLI IMMIGRAZIONE): “20 GIUGNO, GIORNATA DEL RIFIUGIATO. MOMENTO DI RIFLESSIONE”

Si rinnova il 20 giugno e con essa le inquietudini che attentano i fenomeni migratori, la 23° Giornata internazionale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dalle Nazioni Unite per riconoscere la forza, il coraggio e la perseveranza di milioni di persone costrette a fuggire nel mondo a causa di guerre, violenza, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Cause a cui oggi uniamo la crisi climatica e l’insicurezza alimentare ed energetica, che costringono un numero sempre crescente di persone ad abbandonare le proprie case o il proprio Paese alla ricerca di sicurezza e protezione. Sono oltre 114 milioni le persone in fuga; almeno 1 persona ogni 73.

Si migra, dunque, per tante ragioni ed in tanti lo fanno in maniera sicura e legale ma resta altissimo e inaccettabile, il numero di persone che rimangono vittime di esodi, che soprattutto dal sud al nord del mondo, hanno come destinazione la speranza di una vita migliore.

Inquietudini, che alla vigilia si declinano in rabbia e dolore per l’ennesima tragedia nel Mediterraneo a largo della Calabria, che ci tocca nel profondo e con la memoria e la coscienza ci riporta al naufragio di Cutro dello scorso 26 febbraio 2023

La frequenza di questa mattanza di esseri umani – afferma Gianluca Mastrovito, Coordinatore nazionale delle politiche Immigrazione delle Acli – ci impone di affermare che non si tratta di fatti episodici, ma di una spaventosa ordinarietà che è tempo di affrontare con serietà e coraggio.

Ottocento morti sulla rotta del Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno, cinque vittime al giorno. Una guerra che non fa più notizia e genera un senso di profonda frustrazione per i ripetuti appelli inascoltati a potenziare non solo risorse e capacità per le operazioni di ricerca e soccorso in mare ma a legalizzare corridoi regolari di ingresso che rappresentano l’unica soluzione possibile controlli ed alla gestione di un fenomeno irreversibile, che se attuato, aiuterebbe a ridurre il fenomeno degli scafisti.

 

Sono numeri che ben dicono della deriva umana in termini di solidarietà, giustizia e pace che segna questo secolo e che stridono – in un mondo globalizzato – con le regole del mercato, dove merci e servizi si spostano senza alcun limite e pericoli, mentre migliaia di persone incontrano limitazioni giuridiche e fisiche che producono violazioni delle libertà, diritti e dignità e che spesso chiedono il prezzo terribile della vita.

Per rinnovare l’impegno delle Acli nel riaffermare una piena e concreta antropologia solidale (accogliere, proteggere, promuovere ed integrare) tra le persone tutte, partecipiamo, facendoci promotori con Sant’Egidio ed altre organizzazioni, alla Veglia di Preghiera “Morire di Speranza” che mercoledì 19 giugno nella Basilica di S. Maria in Trastevere a Roma, sarà presieduta da SE.za Card. Matteo Zuppi, per fare memoria tutti i migranti morti nel Mar Mediterraneo, attraverso la rotta balcanica o lungo altri percorsi, nel tentativo di raggiungere l’Europa.

Il secondo appuntamento – che ci coinvolge pienamente come credenti – è il 29 settembre, giorno in cui la Chiesa celebrerà la 110° Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato a cui il Santo Padre ha affidato un messaggio incentrato sulla sinodalità, “che è il Popolo di Dio che cammina, insieme, nella storia; un esodo, un viaggio verso il regno dei cieli, un cammino sempre itinerante di cui i migranti sono una sua icona. In questo camminare Dio si fa presente, è vicino in mezzo al suo popolo e rifiuta di stare chiuso nel tempio. Un Dio a cui è cara la tenda, perché vuole farsi compagno di strada e passare da una tenda ad un’altra. Molti migranti ne fanno esperienza si affidano a lui, lo cerca non nello sconforto, gli confidano le proprie speranze; quante bibbie, vangeli e rosari accompagnano i migranti nei loro viaggi. Sui nostri sentieri, ogni incontro con l’altro, soprattutto se è povero migrante e bisognoso del nostro aiuto, permette di incontrare il volto di Gesù”.

I diritti dei migranti sono diritti umani e come tali devono essere rispettati senza discriminazioni e indipendentemente dal fatto che il loro migrare sia forzato, volontario o formalmente autorizzato.

Favorire l’inclusione delle persone rifugiate non è solo una questione di solidarietà, ma diventa impegno cristiano per contribuire ad uno sviluppo umano integrale che faccia delle nostre società un convivio di differenze, in cui l’altro non è mai una incognita, un pericolo, un impedimento ma sempre un volto!